En: Associazioni unite sul codice identificativo voluto dalla regione

Ma le locazioni turistiche sono normate dalla legge statale: no a prescrizioni urbanistiche dei comuni in materia edilizia e igienico-sanitaria

“Il codice identificativo s’ha da fare”. Sarà introdotto con il Pdl regionale n.358 che va a modificare la L.14 giugno 2013 e su questo c’è pieno accordo tra le associazioni del settore e l’ente regionale. A.G.A.T.A, ABBAV, CONFEDILIZIA, FIAIP, ABIT e FIMAA hanno infatti espresso pieno consenso “in merito alla proposta di creazione di un codice identificativo esteso e applicato a tutte le tipologie di turismo, siano esse strutture ricettive classificate o semplici locazioni”.

Quello che però secondo le associazioni si dovrebbe anche fare è allargare l’obbligo di richiedere autorizzazioni e codici di identificazione ai portali e ai siti internet che oggi, pubblicando senza controllo qualsiasi inserzione, “sono complici nell’esercizio di attività turistiche irregolari”.

E’ questa una delle questioni che abbiamo rilevato nel corso dell’incontro che si è tenuto in regione con l’assessore regionale al Turismo Federico Caner e i tecnici che stanno ottimizzando il nuovo progetto di legge.

Altro punto sul quale abbiamo voluto porre l’attenzione riguarda la definizione, con relative competenze legislative, della locazione turistica e di chi può legittimamente operare nel settore.

Ricordando che le locazioni “non sono strutture ricettive ma immobili privati, a destinazione abitativa, già normati dal Codice Civile, dalla Legge Statale 431/98 e dall’art. 53 del D.Lgs. 79/2011 Codice del turismo, materia quindi non di competenza regionale ma esclusivamente statale, per non sollevare contenziosi con i comuni su prescrizioni urbanistiche e igienico-sanitarie, abbiamo chiesto la soppressione del comma 2, art 1 del Pdl o la sua modifica in modo tale da salvaguardare gli intendimenti regionali senza interferire con problematiche edilizie con i comuni.

Per quanto riguarda la gestione delle locazioni turistiche, abbiamo proposto di inserire nel Pdl un paragrafo che riconosca in modo chiaro il ruolo delle Agenzie immobiliari abilitate e in possesso di regolare codice identificativo (che si è chiesto di rendere unico per tutti gli immobili gestiti da un’unica agenzia) che espletano la propria attività per mandato o conferimento d’incarico.

A.G.A.T.A. e le altre associazioni presenti all’incontro si sono infine espresse sull’attività di controllo del comune nelle locazioni turistiche e sulle sanzioni previste.

Per quanto riguarda la vigilanza dell’ ente affinché non ci siano violazioni della nuova norma abbiamo rilevato che tale attività di controllo non può esser esercitata, come scritto nella prima bozza del Pdl “anche mediante l’accesso dei propri incaricati” in quanto “le locazioni sono svolte in immobili privati, non aperti al pubblico. L’accesso quindi non è consentito”.

Sulle sanzioni, ritenute sproporzionate rispetto ad altre tipologie di ospitalità, abbiamo chiesto un’adeguata riduzione.

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A.G.A.T.A tra le associazioni dell’Osservatorio Permanente

Nel 2011 erano solo una decina i comuni italiani in cui si richiedeva ai turisti di pagare la tassa di soggiorno. Nel 2018 sono 800.

A Venezia, nelle locazioni turistiche, da inizio 2018 viene calcolata sulla base del regime catastale.

L’amministrazione sta valutando ora altri cambiamenti e ha istituito un Osservatorio permanente formato dall’Amministrazione Comunale e dalle Associazioni maggiormente rappresentative dei titolari delle strutture ricettive sul territorio al fine di monitorare gli effetti dell’applicazione dell’imposta di soggiorno e di considerare eventuali proposte correttive per ottimizzare aspetti normativi e legislativi in fieri.

A.G.A.T.A, in quanto associazione che rappresenta la maggior parte degli operatori immobiliari specializzati in locazioni turistiche a Venezia, ne fa parte.

Pur essendo concorde con l’impostazione generale dell’amministrazione, la nostra associazione ha rilevato alcune problematiche arrivando ad avanzare specifiche richieste.

La prima riguarda l’impegno di riscossione dell’imposta che ci è stato attribuito e che rappresenta per noi un onere con responsabilità penali e civili oltre che una serie di piccole spese di commissione se la tassa di soggiorno viene pagata con carta di credito.

Pur sorvolando sul fatto che in altri ambiti il servizio di riscossione per conto terzi (ad esempio quando rinnoviamo l’abbonamento, compriamo un biglietto o paghiamo le bollette dal tabaccaio) viene compensato con una piccola percentuale sul totale, ci sembra assurdo che, in epoca digitale e con tutti gli strumenti a disposizione, l’amministrazione non possa introitare direttamente la tassa di soggiorno.

Basterebbe una semplice app per sollevarci dall’incombere di rischi e sanzioni.

Per una questione di coerenza e di equità A.G.A.T.A ha poi chiesto che le riduzioni d’imposta riconosciute a tutte le strutture ricettive in determinate situazioni, località e periodi dell’anno, siano riconosciute anche alle locazioni turistiche, escluse con un apposito e chiaro comma che abbiamo chiesto di abolire (comma 6 art.5).

Le riduzioni riguardano strutture ubicate in terraferma (-30%), nelle isole di Venezia con esclusione del centro storico, della Giudecca e delle isole dedicate in via principale alla funzione ricettiva (-20%), i pernottamenti nel periodo di bassa stagione (-30%) e i giovani con età compresa dai 10 ai 16 anni (-50%).

Si tratta di agevolazioni che riguarderebbero in ogni caso solo la terraferma e alcune isole ma che siano previste per ogni forma di struttura ricettiva e non per le locazioni turistiche ci è parsa una scelta discriminatoria sulla quale non si doveva soprassedere.

L’ultima richiesta riguardai infine la definizione dell’imposta di soggiorno sulla base del regime catastale introdotta a inizio anno dal Comune di Venezia.

Agata aveva a suo tempo manifestato le proprie perplessità in merito ritenendo che le differenziazioni tra le locazioni turistiche sulla base di questo parametro risultano poco chiare e trasparenti in quanto il patrimonio urbano di Venezia non è aggiornato e non esiste di fatto l’obbligo di dichiarare l’accatastamento delle abitazioni.

A un anno dall’applicazione dell’imposta di soggiorno riformata è stato chiesto di aver notizia di come sono andate le cose. Il passaggio al nuovo parametro è risultato conveniente per l’amministrazione? Sono insorte delle problematiche o difficoltà nel mantenerlo?

Infine le novità della tassa di soggiorno sulle quali c’è pieno accordo con l’amministrazione.

La prima riguarda l’introduzione dell’imposta di soggiorno anche per i turisti che decidono di prenotare negli ostelli, strutture che hanno negli ultimi anni cambiato filosofia e sono di fatto diventati business.

A Mestre c’è un intero quartiere di ostelli. Fotografano un trend in ascesa, offrono sempre maggiori servizi che non guardano più solo a giovani squattrinati che vogliono girare il mondo ma alle famiglie e alle coppie, per le quali rappresentano ormai un’alternativa al classico hotel.

Ovviamente A.G.A.T.A. concorda anche sulle esenzioni proposte per una categoria di persone quali i disabili, i volontari che nel sociale offrono il proprio servizio in città in occasioni di eventi e manifestazioni organizzate dall’amministrazione comunale o per emergenze ambientali, coloro che assistono degenti ricoverati presso strutture sanitarie site nel territorio comunale, gli autisti di pullman e gli accompagnatori turistici che prestano attività di assistenza a gruppi organizzati formati da almeno 25 persone, il personale appartenente alle Forze Armate, alle Forze dell’Ordine e ai Vigili del Fuoco che soggiornano per esigenze di servizio.

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